mercoledì 31 gennaio 2007

Varcare i confini


Non sempre è facile varcare i confini della stereotipia; liberarsi dai condizionamenti che spesso frenano l’espressione libera delle nostre soggettività per poter dar vita a prodotti creativi che, non dovendo necessariamente sottostare a canoni di estetica, siano piuttosto segni originali delle interiorità individuali.La mia partecipazione al corso di formazione per insegnanti, propostaci nell’ambito del progetto “Giocalarte”, si è svolta partendo da questo assunto.Sono infatti fermamente convinta che la cosa più importante che un insegnante, non necessariamente artista, debba imparare sia quella di aiutare i bambini ad utilizzare i mezzi espressivi più svariati in piena libertà.Il linguaggio grafico non ha grammatiche restrittive, consente di sperimentare, ricercare, inventare…., legittima ed accoglie i prodotti più disparati, veicola efficacemente sentimenti, sensazioni e stati d’animo senza cercare di definirli o di classificarli in categorie convenzionali. L’esperienza che abbiamo appena concluso ci ha permesso di sperimentare la tecnica dell’acquarello in maniera inusuale, abbinandola ad un prodotto fotografico nato dalla libera interpretazione che ciascuno di noi aveva dato alla fiaba di I. Calvino “Funghi in città”. Sono stati quattro incontri, di cui tre con l’artista, che personalmente ho vissuto con molta piacevolezza, sia per il clima di serena e divertita compartecipazione instaurato con il gruppo dei colleghi, sia per l’opportunità (oggi sempre più rara) che ci è stata offerta di staccarsi dal quotidiano per liberare la creatività e la fantasia alla ricerca di significati e soluzioni interpretative personali.Ed in sostanza è questo che dovremmo “imparare ad insegnare” ai nostri alunni! Unica nota dolente la durata esigua dell’esperienza. Una pillola non esaustiva per chi come me avverte sempre più urgentemente il bisogno di fermarsi a ricercare dentro di sé per poter trasmettere agli altri e che sente di poterlo fare tanto più efficacemente quando ha l’opportunità di ricevere stimoli autorevoli come quelli che sapientemente ha saputo offrirci l’artista che ci ha accompagnato nel percorso di “Giocalarte”. Simona Ristori

1 commento:

::Simona:: ha detto...

RELAZIONE FINALE RELATIVA AL
CORSO DI FORMAZIONE PER INSEGNANTI
PROGETTO “GIOCALARTE” A.S. 2006 – 2007
INSEGNANTE: RISTORI SIMONA
I.C. CURTATONE E MONTANARA
SCUOLA PRIMARIA “ARCOBALENO DELLA PACE” - LA ROTTA
CLASSE 1°B


Non sempre è facile varcare i confini della stereotipia; liberarsi dai condizionamenti che spesso frenano l’espressione libera delle nostre soggettività per poter dar vita a prodotti creativi che, non dovendo necessariamente sottostare a canoni di estetica, siano piuttosto segni originali delle interiorità individuali.
La mia partecipazione al corso di formazione per insegnanti, propostaci nell’ambito del progetto “Giocalarte”, si è svolta partendo da questo assunto.
Sono infatti fermamente convinta che la cosa più importante che un insegnante, non necessariamente artista, debba imparare sia quella di aiutare i bambini ad utilizzare i mezzi espressivi più svariati in piena libertà.
Il linguaggio grafico non ha grammatiche restrittive, consente di sperimentare, ricercare, inventare…., legittima ed accoglie i prodotti più disparati, veicola efficacemente sentimenti, sensazioni e stati d’animo senza cercare di definirli o di classificarli in categorie convenzionali.
L’esperienza che abbiamo appena concluso ci ha permesso di sperimentare la tecnica dell’acquarello in maniera inusuale, abbinandola ad un prodotto fotografico nato dalla libera interpretazione che ciascuno di noi aveva dato alla fiaba di I. Calvino “Funghi in città”.
Sono stati quattro incontri, di cui tre con l’artista, che personalmente ho vissuto con molta piacevolezza, sia per il clima di serena e divertita compartecipazione instaurato con il gruppo dei colleghi, sia per l’opportunità (oggi sempre più rara) che ci è stata offerta di staccarsi dal quotidiano per liberare la creatività e la fantasia alla ricerca di significati e soluzioni interpretative personali.
Ed in sostanza è questo che dovremmo “imparare ad insegnare” ai nostri alunni!
Unica nota dolente la durata esigua dell’esperienza.
Una pillola non esaustiva per chi come me avverte sempre più urgentemente il bisogno di fermarsi a ricercare dentro di sé per poter trasmettere agli altri e che sente di poterlo fare tanto più efficacemente quando ha l’opportunità di ricevere stimoli autorevoli come quelli che sapientemente ha saputo offrirci l’artista che ci ha accompagnato nel percorso di “Giocalarte”.

Simona Ristori